Una massima buddista dice è perverso modificare il corso di un fiume; non meno malvagio è cercare di mutare il carattere di una persona cattiva. Inoltre è meglio che Erode mostri la sua faccia. Quando lottiamo contro i nostri difetti si tratta di un inganno artistico di cui la nostra anima ha bisogno. La verità è che possiamo soltanto perfezionare i nostri vizi; perché moriamo con tutti i nostri peccati interi, e ogni pensiero, ogni sogno e ogni visione del bambino, per quanto impuri, maturano nell’uomo adulto. Tuttavia la battaglia morale contro i nostri cuori di selve va combattuta; altrimenti ci divoriamo nel ribrezzo e altro non facciamo che mangiare e generare. Nulla è più importante di questa battaglia incessante contro i nostri duri demoni; essa migliora gli uomini come pensatori, ma non come uomini. La sola consolazione che Dio può trovare nella sua Creazione, una volta che si è annoiato dei venti, dell’India, delle Cordigliere delle Ande, di un terremoto o di un uragano, è il fatto che l’uomo sia una bestia che riflette. Dio fece sì che gli uomini morissero, perché voleva che pensassero; i nostri primi genitori mangiarono il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, pur sapendo che questo li avrebbe fatti morire. Ogni sapere è sensuale, poiché proviene dal corpo.
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Edward Dahlberg, “Poiché ero carne” (pp. 52-53), trad. di J. Rodolfo Wilcock (Adelphi Edizioni, 1988, 2011).
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